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Quando la narrativa approda nel regno del cuore – Intervista a Paola Pagnozzi

1. Come si intrecciano la pittura e la scrittura nel suo percorso artistico?

Non sempre si intrecciano, anzi, in molti casi navigano su due rotte completamente diverse. Ho una mente molto fantasiosa, piena di storie e mondi immaginari, mi piace raccontare, a volte attraverso immagini, altre, attraverso parole. In rari casi, mi capita di interconnettere immagini a parole, dando vita ad opere pittoriche che si accompagnano a poesie o piccole riflessioni.

2. Da dove nasce la sua ispirazione: da immagini, emozioni o parole?

Dipende molto dal contesto, spesso sono guidate da parole non dette, dal desiderio di esprimere un’emozione o un sentimento che non sono capace di comunicare con la voce. Sono una persona che vive la propria vita interiore, che ha tanta difficoltà ad esprimersi attraverso le parole, di conseguenza, le immagini esprimono i miei silenzi. Poi, come detto, ho tante storie nella mia testa e sento il bisogno di farle uscire, di dargli vita.

3. Quali sono i temi ricorrenti nelle sue opere pittoriche e nei suoi testi?

Amo molto i fiori, quindi li rappresentato spesso, anche se, la mia, è una pittura onirica, immediata, qualcuno mi inquadrerebbe in un espressionismo onirico, d’altro canto, amo le linee, la loro eleganza e semplicità, di conseguenza rappresento graficamente immagini stilizzate, mi piace smontare le figure e ricomporle in maniera minimale, essenziale, elegante. Il colore, per me ha molta importanza, trasmette un messaggio interiore, a volte più delle immagini stesse, utilizzo principalmente il nero (colore cupo, per rappresentare il tormento e la disperazione), il rosso (la passione, il sangue e la violenza), il bianco (la luce, la voglia di reagire) e l’oro (anch’esso rappresenta la luce e la gloria e il successo). I miei testi sono pura fantasia, storie che mi piace raccontare, non ho uno stile preciso, mi lascio guidare dalle emozioni, però il soprannaturale mi affascina molto, amo le ambientazioni dark, gli ambienti nebbiosi, la sottile linea che esiste tra realtà e follia.

4. Crede che la pittura e la scrittura siano due linguaggi che si completano a vicenda o li vive come mondi separati?

Dipende, vivo il momento, come se in me abitassero due persone completamente diverse. Mi lascio guidare dall’ispirazione, a volte sono due cose inscindibili che si completano, altre due indipendenti l’una dall’altra.

5. Quali artisti o scrittori l’hanno maggiormente influenzata nel suo percorso creativo?

Domanda un po’ complicata, io cerco di essere me stessa, di tenermi lontana da correnti varie, però, ammetto, che il surrealismo, ha un forte fascino su di me, immagini oniriche deformate, a volte irrazionali, anche se sono ben lontana dal surrealismo, mi lascio influenzare, soprattutto da Dalì ed Ernest. Sull’astratto credo di subire molto influenza di Pollock, influenze che rifletto anche nella scrittura, in alcuni passaggi. Leggo tanti romanzi, per lo più gialli, narrative o saggistiche, completamente diverso dal mio stile; quindi, direi che è difficile che mi lasci influenzare, magari qualche contaminazione può arrivare dalle serie tv fantascientifiche.  

6. Può raccontarci un momento in cui la scrittura ha influenzato un suo quadro, o viceversa?

Posso raccontare del mio quadro, credo sia il più famoso, perché è stato esposto in location importantissime e pubblicato in varie occasioni, anche da cataloghi prestigiosi, che è “Per Caso 2010”, un astratto, strettamente legato ad una poesia che porta lo stesso titolo. Sono inscindibili, letteralmente nati insieme.

7. Quanto conta la dimensione autobiografica nelle sue opere?

I miei quadri sono, la mia voce. Le poesie, spesso rappresentano i miei sentimenti o stati d’animo. Per quanto riguarda le mie storie, nulla, sono inventate; mi piace fantasticare, creare nuovi mondi, nuovi personaggi, anche, se credo sia inevitabile che in qualche aspetto ci sia qualcosa di me, qualche contaminazione del mio carattere, altrimenti sarebbero impersonali.

9. Ha un rituale creativo che la accompagna quando dipinge o quando scrive?

Non lo so. Non mi sono mai posta questa domanda; come detto mi lascio guidare dall’ispirazione, quindi faccio semplicemente quello che mi va di fare in quel momento.

8. Quale crede sia la maggiore sfida nel passare dal colore alla parola, o dalla parola al colore?

Di norma no, anche se a volte, metto della musica e mi lascio guidare da essa. Beh! diciamo pure, che il mio rituale è ascoltare la stessa canzone in loop.

10. Quali progetti futuri desidera realizzare, sia come pittrice che come scrittrice?

Non sono una che pensa molto al futuro, vivo il momento, la mia teoria è semplice “pensa e investi tempo ed energie nel presente, perché è l’unica certezza”. Per ora il mio progetto è vendere il mio romanzo e magari vincere qualche premio prestigioso, infine completare la seconda parte.

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ANTONIO DI BARTOLOMEO,
fondatore e direttore di Pluriversum Edizioni.
Presidente dell’APS Pluriversum.

Ha studiato Economia e commercio, Filosofia e Teologia.

Numerose esperienze in case editrici indipendenti e diversi e prolungati viaggi nell’Estremo Oriente hanno consentito di acquisire una competenza letteraria, filosofica e religiosa, poi confluita nel saggio Introduzione al pensiero plurale (2015)

Editor, blogger, creator.

Ha insegnato Scrittura narrativa, Religioni e spiritualità, Storia delle religioni, presso Università Popolare di Ferrara.

Su svariati argomenti, tiene webinar con il solo intento di diffondere cultura e conoscenza.

Attualmente, insegna Filosofia e Storia presso Liceo Ariosto di Ferrara.

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