Il lato oscuro del calcio italiano – Intervista a Roberto Cocchis
1. Perché ha scelto di raccontare proprio la storia di Gaggiotti? Cosa rappresenta la sua figura all’interno del calcio italiano?
· Ho scelto Gaggiotti perché, in un certo senso, lui ha scelto me. Gli dedicai un articolo uscito su Vanilla Magazine qualche anno fa e un suo nipote mi contattò per farmi i complimenti. Parlando tra noi, emersero delle caratteristiche del personaggio che me lo fecero sembrare ancora più interessante di quanto avessi creduto. Ho sempre avuto un interesse particolare per i tipi fuori dagli schemi e Gaggiotti è sicuramente il personaggio più “fuori dagli schemi” di tutta la storia del calcio.
All’interno del calcio italiano Gaggiotti rappresenta il più palese esempio di capro espiatorio. Si è costruita questa leggenda del “grande corruttore” soprattutto per coprire la realtà di un sistema clientelare, colluso con la politica, con un esercito di giornalisti disposti a sottoscrivere di tutto e a chiudere un occhio su tutto purché nessuno ammazzi la gallina dalle uova d’oro. Il calcio, in Italia, è un business che mantiene parecchia gente.
2. Molti tifosi conoscono solo superficialmente la sua vicenda: quali aspetti inediti o sorprendenti emergono dal suo lavoro?
· Gaggiotti oggi lo conoscono in pochi, perché dopo essere scomparso dalle cronache è stato nascosto come una vergogna nazionale, ma anche perché su di lui sono sempre circolate parecchie inesattezze. Di inedito ci sono innanzitutto le tante cose che ho dovuto rettificare rispetto alle versioni ufficiali che da decenni nessuno metteva in discussione. Di sorprendente ci sono tali e tante cose che faccio fatica a elencarle tutte. Diciamo che tra le cose che mi hanno maggiormente colpito c’è sicuramente la facilità con cui ai tempi di Gaggiotti si potevano commettere degli illeciti sportivi, ragione per cui sicuramente il fenomeno è stato molto sottovalutato e i casi che sono emersi sono quelli che si è voluto far emergere, mentre non posso escludere che altri molto più importanti siano stati deliberatamente insabbiati.
3. Durante la stesura del libro, quali difficoltà ha incontrato nel reperire fonti attendibili su una vicenda tanto controversa?
· Avrei potuto incontrare difficoltà insormontabili se non mi fosse capitato un colpo di fortuna, quando ho scoperto che a Napoli, non distante da dove abito, esiste l’emeroteca Tucci, che dal 1907 raccoglie importanti collezioni di giornali, quotidiani soprattutto. Quindi ho avuto la possibilità di lavorare direttamente sulle fonti originali d’epoca, come un vero storico. Senza l’emeroteca sarebbe stata dura, perché gli archivi online sono spesso incompleti e ormai sono praticamente tutti a pagamento, tranne quelli della Stampa e dell’Unità, che non a caso sono le fonti preferite dai redattori di Wikipedia (anch’io ne faccio parte). Consultare le collezioni della biblioteca dello sport presso il Coni, nel periodo in cui ho lavorato, era pressoché impossibile. Oltre ai quotidiani, ho utilizzato anche diversi libri, compresi non pochi titoli fuori catalogo che ho dovuto cercare su eBay, o altri pubblicati per un pubblico di nicchia e acquistabili solo su Amazon. Consultare le fonti originali è fondamentale, se uno non vuole scrivere cretinate. Non so come avrei fatto se avessi dovuto cercare i libri fuori catalogo sulle bancarelle, come facevo da ragazzo.
4. Dal suo punto di vista, Gaggiotti è stato vittima di un sistema più grande di lui o parte attiva di certi meccanismi poco trasparenti?
· Gaggiotti è stato entrambe le cose. Sapeva benissimo quello che faceva e aveva i suoi moventi, ma sicuramente non si è reso conto, per molto tempo, di essere mosso come una pedina dai burattinai del sistema che pensava di combattere. Da ciò che è emerso dalle mie ricerche, nel sistema c’era una perenne lotta di potere per decidere come dovevano andare le cose e soprattutto a chi doveva finire la fetta più grossa degli introiti. Alcuni avevano alle spalle grossi protettori politici e finanziari e sembrava che non dovessero avere rivali. Altri partivano da condizioni più modeste e utilizzavano gente come Gaggiotti per disturbare le manovre dei primi. Nessuno aveva buone intenzioni, questo è certo. I primi facevano le regole secondo i propri comodi e gli altri tramavano per violarle di nascosto. Non so chi fosse peggio, anche se istintivamente sarei portato a parteggiare per i secondi. Credo che Gaggiotti la pensasse come me.
5. Che tipo di uomo era Gaggiotti al di là delle cronache sportive e giudiziarie?
· A me Gaggiotti ha sempre dato l’idea di un tipo come in Italia ce ne sono tanti, ma parecchio più originale della media. Veniva da una famiglia facoltosa, era una persona istruita. Probabilmente aveva qualche neurodivergenza che ai tempi nessuno si sognava di diagnosticare, come un disturbo dello spettro autistico. Una personalità del genere, soprattutto nella società chiusa, bigotta e ipocrita di allora, doveva sentirsi parecchio a disagio. Penso che nel calcio trovasse un senso di libertà e di sincerità, senza il peso di rigide convenzioni, che era difficile trovare altrove. In un certo senso era un idealista del calcio, un “bambino infinito”, per riprendere una definizione di Emanuela Audisio a proposito di Maradona e di altri personaggi che hanno dato tanto allo sport ma non si sono trovati altrettanto bene nella vita.
6. Il suo percorso ci aiuta a capire meglio il rapporto tra calcio giocato, dirigenti e istituzioni?
· Sicuramente sì: per capire bene Gaggiotti bisogna capire da cosa prese origine la sua fissazione a voler diventare a tutti i costi il CT della nazionale, e quindi padroneggiare tutti gli aspetti politico-affaristici che hanno sempre dominato questo mondo. E probabilmente anche ogni altra realtà in cui circolano molti soldi.
7. Se mettiamo a confronto l’epoca di Gaggiotti con il calcio di oggi, cosa è cambiato e cosa resta invece immutato dietro le quinte del pallone?
· Temo molto poco, e probabilmente solo in peggio. Un Gaggiotti di oggi sarebbe inimmaginabile, perché le sue attività furono facilitate dal fatto che ai suoi tempi non esistevano delle figure di illecito che successivamente sono state introdotte: lui non era direttamente punibile (lo erano invece le società sospette di avere rapporti con lui, e come si vede nel libro talvolta furono punite fin troppo esageratamente) mentre chi cercasse di emularlo oggi rischierebbe molto di più. Ma la principale questione è che oggi chi si azzardasse a fare ciò che faceva Gaggiotti, ossia truccare partite per mettere in ridicolo i vertici della Lega calcio, si troverebbe davanti un ostacolo insormontabile, ossia la concorrenza di chi trucca le partite per fare palate di soldi sulle scommesse. E qui si tratta di veri delinquenti, mica di personaggi alla Gaggiotti. Quello che emerge da vicende come quella del Bari nel campionato 2010-2011 è davvero impressionante.
8. Che messaggio, secondo lei, può trarre un tifoso contemporaneo dalla parabola di Gaggiotti?
· Il tifoso medio può trarre almeno un paio di insegnamenti. Uno è che “ci sono più cose in cielo e in terra, Orazio, che in tutta la tua filosofia”. A un altro insegnamento dovrebbe già condurlo il buon senso, ma anche un buon libro va bene: sarebbe quello di seguire i campionati e tifare per divertimento, ma senza fare una questione di vita o di morte di una partita o di un campionato, perché alla fine il calcio è solo un gran teatro, in cui quasi niente di ciò che si vede è vero. E soprattutto di non buttare via palate di soldi in scommesse, perché qualche volta può anche andare bene, ma in genere chi fa questo finisce per rovinarsi. La vita delle persone comuni è già abbastanza difficile e complicata senza andarsi a cercare i problemi. Stupisce come molti che risultano adulti all’anagrafe si comportino come se non se ne fossero mai resi conto.
______

ANTONIO DI BARTOLOMEO,
fondatore e direttore di Pluriversum Edizioni.
Presidente dell’APS Pluriversum.
Ha studiato Economia e commercio, Filosofia e Teologia.
Numerose esperienze in case editrici indipendenti e diversi e prolungati viaggi nell’Estremo Oriente hanno consentito di acquisire una competenza letteraria, filosofica e religiosa, poi confluita nel saggio Introduzione al pensiero plurale (2015)
Editor, blogger, creator.
Ha insegnato Scrittura narrativa, Religioni e spiritualità, Storia delle religioni, presso Università Popolare di Ferrara.
Su svariati argomenti, tiene webinar con il solo intento di diffondere cultura e conoscenza.
Attualmente, insegna Filosofia e Storia presso Liceo Ariosto di Ferrara.