Marc Bloch è un grande storico francese, nato a Lione nel 1886 e morto a Les Roussilles, nei pressi di Lione, nel 1944. Come professore di storia medievale, a Strasburgo (1919), si fece conoscere per le sue lezioni di ampie vedute e per il suo modo, sempre acuto e penetrante, di cogliere le dinamiche degli eventi.
Dal 1936 assume l’insegnamento di storia economica alla Sorbona.
Studia la condizione dei servi sotto i Capetingi e avvia una ricerca di “storia della mentalità”, un condensato di storia delle idee, storia dell’ambito socio-politico e storia dell’economia. Sgorga così Les Rois thaumaturges, 1924; opera tradotta e quindi introdotta in Italia solo nel 1973.
Collega e amico a Strasburgo di L. Febvre, propose nella rivista con lui fondata e diretta dal 1929, Annales d’histoire économique et sociale, un’indagine ad ampio raggio che, attraverso l’interdisciplinarietà, giunge a una ricostruzione più ricca, concreta e articolata della vita sociale. A tal proposito, sono da segnalare, Les caractères originaux de l’histoire rurale française (1931; trad. it. 1973) e La société féodale (1939-40; trad. it. 1949).
A tali esperienze storiografiche s’ispira lo scritto metodologico Apologie pour l’histoire ou Métier d’historien (post., 1949; trad. it. 1950).
Partecipa a entrambe le guerre mondiali, e fu uno dei capi della Resistenza.
In quanto ebreo, dopo l’armistizio del 22 giugno 1940 e la smobilitazione, Bloch fu escluso dalla funzione pubblica (ottobre 1940). Inizialmente pensò di trovare rifugio negli Stati Uniti, dove gli era stato offerto un posto alla New School for Social Research di New York; ma in seguito dovette rinunciare al progetto in quanto non poteva portare con sé il figlio maggiore, in età di leva. Fu riammesso alle sue funzioni per eccezionali meriti di servizio, grazie alla decisione del segretario di Stato per l’educazione nazionale, lo storico Jérôme Carcopino, vecchio allievo del padre, e ottenne una nomina alla facoltà di Strasburgo, succursale di Clermont-Ferrand. Qui Bloch continuò le sue ricerche, in condizioni molto difficili e in preda a grande inquietudine. Per le precarie condizioni di salute della moglie, chiese e ottenne un trasferimento a Montpellier nel 1941. Anche dopo aver perso l’accesso alla propria biblioteca personale continuò a scrivere per la rivista Annales (all’epoca ribattezzata Mélanges per sfuggire alla censura sulle pubblicazioni accademiche), firmandosi Fougères. In quel periodo difficile, senza consultare documenti, scrisse l’Apologie pour l’histoire, ou Métier d’historien, pubblicata postuma nel 1949 per iniziativa di Lucien Febvre.
Quando i tedeschi invasero la zona libera, sino ad allora controllata dal Governo di Vichy, Bloch dovette tornare con la famiglia a Fougères; alla fine del 1942 o all’inizio del 1943 entrò nella Resistenza; scelse il nome fittizio di Narbonne. Si trasferì quindi a Lione, dove sotto lo pseudonimo di Blanchard contribuì in prima persona all’attività dei Franc-Tireur. Fu arrestato l’8 marzo 1944 dalla Gestapo, torturato per tre mesi e ucciso a colpi di mitra il 16 giugno successivo con 29 altri partigiani a Saint-Didier-de-Formans. È sepolto presso il cimitero di Le Bourg-d’Hem.
La sua influenza sulla storiografia contemporanea rimane indelebile.
È anche autore di una testimonianza sulla sconfitta francese del 1940 (L’étrange défaite, post., 1946; trad. it. 1957).
Tra le altre opere apparse postume: Esquisse d’une histoire monétaire de l’Europe (1954; trad. it. 1981), Seigneurie française et manoir anglais (1960; trad. it. 1980) e i saggi di vario argomento raccolti in Mélanges historiques (1963).
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È da gran tempo che i nostri ‘maggiori’ ce l’han detto: l’oggetto della storia è, per natura, l’uomo. O, più esattamente, gli uomini. Meglio del singolare, modo grammaticale dell’astrazione, a una scienza conviene il plurale, che è modo della diversità. Dietro i tratti concreti del paesaggio, dietro gli scritti che sembrano più freddi, dietro le istituzioni in apparenza più distaccate da coloro che le hanno create e le fanno vivere, sono gli uomini che la storia vuole afferrare.
Colui che non si spinge fin qui non sarà mai altro, nel migliore dei casi, che un manovale dell’erudizione. Il bravo storico, invece, somiglia all’orco della fiaba. Lui sa che là dove fiuta carne umana, là è la sua preda.
MARCO BLOCH, “Apologia della storia”