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Cultura, miti e simbologie
Home›Cultura, miti e simbologie›Comare Morte non fa differenze

Comare Morte non fa differenze

By Antonio Di Bartolomeo
12 Agosto 2018
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Un pover’uomo aveva dodici figli e doveva lavorare giorno e notte per poter procurare loro soltanto il pane. Quando venne al mondo il tredicesimo, non sapendo più cosa fare, corse sulla strada per pregare il primo che incontrasse di fare da padrino. Il primo che incontrò fu il buon Dio.

Il buon Dio già sapeva cosa gli pesava sul cuore e gli disse: “Pover’uomo, mi fai pena: terrò a battesimo il tuo bambino e provvederò perché sia felice sulla terra”.

“Chi sei?” domandò l’uomo.

“Sono il buon Dio.”

“Allora non ti voglio per compare, perché dai ai ricchi e fai patire ai poveri la fame.”

Così parlò l’uomo poiché non sapeva con quanta saggezza Iddio dispensi ricchezza e povertà. Volse così le spalle al Signore e proseguì. Gli si avvicinò il diavolo e disse: “Cosa cerchi? Se sarò padrino di tuo figlio, gli darò oro e tutti i piaceri del mondo”.

L’uomo domandò: “Chi sei?”.

“Sono il diavolo.”

“Allora non ti voglio per compare: tu inganni gli uomini per sedurli” disse l’uomo, e proseguì.

Gli venne incontro la Morte e gli disse: “Prendimi per comare”.

“Chi sei?” domandò l’uomo.

“Sono la Morte, che fa tutti uguali.”

Allora l’uomo disse: “Tu sei giusta: prendi sia il ricco sia il povero senza fare differenze; sarai la mia comare”.

La Morte rispose: “Farò diventare tuo figlio ricco e famoso; chi mi ha per amica, non manca di nulla”.

Disse l’uomo: “Domenica prossima c’è il battesimo: sii puntuale”.

La Morte comparve come aveva promesso e fece da madrina al piccolo. Quando il ragazzo fu adulto, un bel giorno, la comare lo prese con sé, lo portò nel bosco e, quando furono soli, gli disse: “Ora avrai il mio regalo di battesimo. Farò di te un medico famoso. Quando sarai chiamato al letto di un ammalato, ti apparirò ogni volta: se mi vedrai ai piedi del letto, puoi dire francamente che lo risanerai; gli darai un’erba che ti indicherò e guarirà; ma se mi vedi al capezzale dell’infermo, allora è mio e dovrai dire che ogni rimedio è inutile e che deve morire”. Poi la Morte gli indicò l’erba miracolosa e gli disse: “Guardati dall’usarla contro il mio volere”.

Ben presto il giovane divenne famoso in tutto il mondo. “Gli basta guardare l’ammalato per capire se guarirà o se deve morire.” Così si diceva di lui, e la gente accorreva da ogni parte per condurlo dagli ammalati e gli davano tanto oro quanto egli chiedeva, cosicché in poco tempo divenne un uomo ricco.

Ora avvenne che anche il re si ammalò, e mandarono a chiamare il medico perché lo salvasse. Ma quand’egli si avvicinò al letto, vide che la Morte si trovava al capezzale dell’ammalato: non vi era più erba che giovasse. Ma il medico pensò: “Forse per una volta posso ingannare la Morte, e dato che è la mia madrina, non se l’avrà poi tanto a male!”.

Così prese il re e lo voltò di modo che la Morte venne a trovarsi ai suoi piedi; poi gli diede l’erba e il re si riebbe e guarì. Ma la Morte andò dal medico adirata e con la faccia scura gli disse: “Per questa volta te la passo perché sono la tua madrina, ma se ti azzardi a ingannarmi ancora una volta, ne andrà della tua stessa vita!”.

Non molto tempo dopo si ammalò la principessa e nessuno riusciva e guarirla. Il re piangeva giorno e notte da non vederci più; infine fece sapere che chiunque la salvasse dalla morte, sarebbe diventato il suo sposo e l’erede della corona.

Quando il medico giunse al letto dell’ammalata, vide la Morte al suo capezzale, ma pensò alla promessa del re e inoltre la principessa era così bella che egli dimenticò l’ammonimento e anche se la Morte gli lanciava terribili occhiate, voltò l’ammalata mettendole la testa al posto dei piedi e le diede l’erba, cosicché ella restò in vita.

La Morte, vedendosi defraudata per la seconda volta di ciò che le spettava, andò dal medico e disse: “Seguimi!”. Lo afferrò con la sua mano di ghiaccio e lo condusse in una caverna sotterranea, ove si trovavano migliaia e migliaia di luci a perdita d’occhio. Alcune erano grandi, altre medie, altre ancora piccole. A ogni istante alcune si spegnevano e altre si accendevano, di modo che le fiammelle sembravano saltellare qua e là.

“Vedi”, disse la Morte, “queste luci sono le vite degli uomini. Le più alte sono dei bambini, le medie dei coniugi nel fiore degli anni, le piccole dei vecchi. Ma a volte anche i bambini e giovani hanno soltanto una piccola candelina. Quando si spegne, la loro vita è alla fine ed essi mi appartengono”.

Il medico disse: “Mostrami la mia”.

Allora la Morte gli indicò un moccoletto piccolo piccolo che minacciava di spegnersi e disse: “Eccola!”.

Allora il medico si spaventò e disse: “Ah, cara madrina, accendetene un’altra perché possa godere la mia vita, diventando re e sposo della bella principessa!”.

“Non posso” rispose la Morte, “deve spegnersi una candela prima che se ne accenda un’altra”.

“Allora, mettete quella vecchia su di una nuova, che arda subito quando l’altra è finita” supplicò il medico.

Allora la Morte finse di esaudire il suo desiderio, e prese una grande candela nuova. Ma, nel congiungerle, sbagliò volutamente, poiché voleva vendicarsi, e il moccolo cadde e si spense. Subito il medico stramazzò a terra: anch’egli era caduto nelle mani della Morte.

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